La posizione delle autorità religiose islamiche è a prima vista abbastanza rigida e contraria sia all'eutanasia, sia al testamento biologico vincolante, mentre considera positivamente l'uso dei progressi scientifici e tecnologici per allungare la vita. Tuttavia, nella maggior parte dei numerosi documenti scientifici e giuridico-religiosi prodotti da esponenti di fede e cultura islamica nel mondo il discorso è assai più articolata con ampio spazio alla valutazione caso per caso.
La posizione delle autorità religiose islamiche è a prima vista abbastanza rigida e contraria sia all'eutanasia, sia al testamento biologico vincolante, mentre considera positivamente l'uso dei progressi scientifici e tecnologici per allungare la vita. Tuttavia, nella maggior parte dei numerosi documenti scientifici e giuridico-religiosi prodotti da esponenti di fede e cultura islamica nel mondo il discorso è assai più articolata con ampio spazio alla valutazione caso per caso.
Ad esempio in Pakistan il codice deontologico dice che sono inutili gli interventi medici quando ormai il paziente è in uno stato vegetativo persistente. Allo stesso modo si è espressa l'Organizzazione islamica per le scienze mediche nel 1999 e l'Accademia del Diritto musulmano di Gedda. Secondo alcuni documenti ufficiali di grandi accademie, sui pazienti allo stato terminale vanno mantenute soltanto l'idratazione e la nutrizione artificiale e la cura del dolore. Ovviamente, la valutazione sulle condizioni del paziente non è uguale dovunque, anche in considerazione del basso livello delle unità di rianimazione, ovvero la assoluta mancanza di unità di terapia intensiva, in alcuni paesi in via di sviluppo di fede islamica. Quindi sono i sanitari a decidere caso per caso come procedere. Il problema si estende anche alla donazione degli organi che è di principio esclusa non potendo sempre valutare correttamente la morte cerebrale del paziente.
Comunque, quasi tutti i documenti giuridico-religiosi islamici sono contrari al testamento biologico
vincolante per il medico, ma di fatto in tutti i paesi che lo prevedono, come gli Usa e l'Australia, le autorità religiose islamiche locali hanno dato indicazione alle comunità di accettarlo ma di considerarlo come una semplice raccomandazione non vincolante.
Anche l'Alleanza islamica d'Italia, presieduta dal dottor Adboulkheir Breigheche che è un medico, sostiene che il progresso scientifico e tecnologico devono essere usati solo per supportare la vita che è considerata sacra essendo un dono di Dio, posizione, peraltro, molto simile a quella della Chiesa cattolica. Per di più per il paziente rifiutare le cure equivale a rifiutare la vita e quindi commetterebbe un quasi suicidio, che è uno dei peccati più gravi per la fede islamica, da non confondere però con il martirio che non è considerato suicidio perché si da la vita per una causa e per gli altri. Per la fede islamica la sofferenza è una purificazione dai peccati commessi nella vita e per questo non è ammesso darsi la morte per evitare le sofferenze, anche se è praticabile la terapia del dolore.
Riferimenti