Questo video, pubblicato nel 2010 racconta della rivoluzione dell'antiangiogenesi come modalità per bloccare il processo con cui il nostro corpo forma i vasi sanguigni. Questo processo potrebbe rivoluzionare il modo di curare le malattie ed in particolare il cancro.Per apprezzare meglio l'esposizione dell'autore vi consigliamo di vedere il video con i sottotitoli in italiano.
Per visualizzare il video, cliccate sul link :
http://www.ted.com/talks/william_li?language=it
Di seguito, riportiamo la trascrizione in italiano.
Buon pomeriggio. Intorno a noi è in corso una rivoluzione medica, che ci aiuterà a sconfiggere alcune delle malattie più terribili della nostra società, tra cui il cancro. Questa rivoluzione si chiama antiangiogenesi, e si basa sul processo con cui il nostro corpo forma i vasi sanguigni.
Perché dovremmo dare importanza ai vasi sanguigni? Il corpo umano ne è letteralmente strapieno. In un tipico adulto scorrono 96.500 Km di vasi sanguigni. Messi in fila, farebbero due volte il giro del mondo. I vasi sanguigni più piccoli si chiamano capillari. Ne abbiamo 19 miliardi, nei nostri corpi. Sono i canali della vita e, come vi mostrerò, possono anche diventare i canali della morte. L'aspetto notevole dei vasi sanguigni è la loro capacità di adattarsi, in qualunque ambiente crescano. Per esempio, nel fegato formano vie di depurazione del sangue. Nel polmone, rivestono sacche d'aria atte allo scambio gassoso. Nel muscolo si attorcigliano, così che i muscoli possano contrarsi senza che la circolazione venga interrotta. Nei nervi, invece, scorrono paralleli come cavi elettrici, mantenendo i nervi in vita. La maggior parte di questi vasi si forma quando ancora siamo nell'utero. Questo significa che, da adulti, i vasi sanguigni normalmente non aumentano, tranne in pochi casi particolari. Nelle donne, ogni mese i vasi sanguigni aumentano per formare il rivestimento interno dell'utero. Durante la gravidanza formano la placenta, che connette la madre al figlio. E dopo una lesione, i vasi sanguigni devono crescere sotto la crosta, per guarire la ferita. Eccone un'immagine: centinaia di vasi sanguigni che crescono verso il centro della ferita.
Il corpo, dunque, ha la capacità di regolare la quantità di vasi sanguigni presenti in ogni dato momento. E lo fa attraverso un elaborato ed elegante sistema di "pesi e contrappesi", stimolatori ed inibitori dell'angiogenesi, in modo che, quando serve una rapida proliferazione di vasi sanguigni, il corpo può farlo rilasciando stimolatori, proteine chiamate fattori angiogenetici che agiscono da "fertilizzante" naturale e stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni. Quando poi quei vasi in eccesso non servono più, il corpo li elimina, tornando alla quantità normale con inibitori naturali dell'angiogenesi. Ci sono altre situazioni in cui si parte al di sotto del livello fisiologico, e servono vasi sanguigni aggiuntivi solo per tornare ai livelli normali. Dopo una lesione, ad esempio. E il corpo può fare anche questo, ma solo fino a questo livello fisiologico, fino a questo punto stabilito.
Ora però sappiamo che, per un certo numero di malattie, il sistema soffre di difetti per cui il corpo non riesce a "potare" i vasi in eccesso o a farne crescere abbastanza di nuovi nel posto giusto al momento giusto. In casi del genere, l'angiogenesi è squilibrata. E da uno squilibrio dell'angiogenesi può derivare una miriade di malattie. Per esempio, l'insufficiente angiogenesi, ossia la carenza di vasi sanguigni, porta a ferite che non si rimarginano, attacchi cardiaci, scarsa circolazione nelle gambe, morte per ictus, danni nervosi. E all'estremo opposto, l'eccessiva angiogenesi, cioè troppi vasi sanguigni, porta a molte malattie. Lo vediamo nel cancro, nella cecità, nell'artrite, nell'obesità, nel morbo di Alzheimer. Ci sono in totale più di 70 importanti malattie (delle quali, nel mondo, soffrono più di un miliardo di persone) che sembrano, a prima vista, tutte diverse l'una dall'altra, ma presentano un'angiogenesi anomala quale denominatore comune. Rendercene conto ci sta permettendo di ripensare il modo in cui affrontiamo queste malattie, controllando l'angiogenesi.
Ora mi concentrerò sul cancro, perché l'angiogenesi è un segno distintivo del cancro, di ogni tipo di cancro. Ecco. Questa è una massa tumorale, scura, grigia, minacciosa, che cresce in un cervello. Al microscopio, potete vedere centinaia di questi vasi colorati in marrone, capillari che stanno nutrendo le cellule tumorali, trasportando ossigeno e nutrienti. Ma il cancro non inizia così. In effetti, il cancro non inizia con un apporto di sangue. I cancri iniziano come piccoli, microscopici grumi di cellule che non possono superare il mezzo millimetro cubo di dimensione. La punta di una penna biro. Poi, la loro crescita si blocca perché non ricevono apporto di sangue, e quindi non arrivano ossigeno o nutrienti a sufficienza.
Probabilmente, questi cancri microscopici si formano in continuazione, nel nostro corpo. Studi autoptici sulle vittime di incidenti stradali hanno mostrato che il 40% circa delle donne di età compresa tra 40 e 50 anni presentano microscopici cancri al seno. Circa il 50 % degli uomini di età compresa tra i 50 e i 70 anni hanno microscopici tumori alla prostata. E virtualmente tutti noi, arrivati alla settantina, avremo dei cancri microscopici nella tiroide. Tuttavia, senza apporto di sangue, la maggior parte di questi cancri non diventerà mai pericolosa. Il Dr. Judah Folkman, che è stato il mio mentore, nonché il pioniere degli studi sull'angiogenesi, una volta lo ha definito "cancro senza malattia."
Quindi, la capacità del corpo di bilanciare l'angiogenesi, quando funziona a dovere, impedisce ai vasi sanguigni di alimentare i tumori. E pare che questo sia uno dei nostri più importanti meccanismi di difesa contro il cancro. Bloccando l'angiogenesi, e impedendo ai vasi sanguigni di raggiungere le cellule tumorali, i tumori semplicemente non riescono a crescere. Ma quando si innesca l'angiogenesi, i cancri possono crescere a ritmo esponenziale. È così che un cancro passa dall'essere inoffensivo a mortale. Le cellule cancerose mutano, e acquistano la capacità di rilasciare molti di questi fattori angiogenetici, stimolanti naturali che aumentano la probabilità che i vasi sanguigni invadano il cancro. E una volta che questi vasi lo invadono, il cancro può espandersi e invadere i tessuti circostanti. E gli stessi vasi che nutrono i tumori permettono alle cellule tumorali di entrare in circolo, come metastasi. E, purtroppo, è quest'ultimo stadio del cancro quello in cui è più probabile che venga diagnosticato, quando l'angiogenesi è già cominciata, e le cellule tumorali si riproducono a ritmo forsennato.
Quindi, se l'angiogenesi è un punto di svolta tra un cancro inoffensivo ed uno pericoloso, allora un aspetto fondamentale della rivoluzione angiogenetica è la cura del cancro con un approccio nuovo, che blocca l'apporto sanguigno. La chiamiamo terapia antiangiogenetica, ed è completamente diversa dalla chemioterapia perché colpisce selettivamente i vasi sanguigni che nutrono i tumori. Siamo in grado di farlo perché i vasi sanguigni tumorali non sono come quelli sani, che vediamo nelle altre parti del corpo. Sono diversi, hanno una struttura molto labile, e di conseguenza sono altamente vulnerabili ai trattamenti mirati. Somministrando ai malati di cancro una terapia antiangiogenetica - qui vediamo un farmaco sperimentale su un glioma, un tipo di tumore cerebrale - potete notare i cambiamenti molto rilevanti che si verificano quando il tumore viene "affamato". Ecco una donna con un tumore al seno trattato con l'Avastin, un farmaco antiangiogenetico approvato dalla FDA. Potete notare come la macchia di flusso sanguigno scompaia dopo il trattamento.
Vi ho appena mostrato due tipi di cancro molto diversi, ma entrambi rispondenti alla terapia antiangiogenetica. Qualche anno fa, mi chiesi: "Possiamo fare un passo avanti, e trattare gli altri tipi di cancro, anche nelle altre specie?" E così, ecco Milo, questo boxer di nove anni con un tumore molto aggressivo, chiamato neurofibroma maligno, che gli cresceva sulla spalla. Gli aveva invaso i polmoni. Il suo veterinario gli aveva dato solo tre mesi di vita. Mettemmo a punto un cocktail di farmaci antiangiogenetici da mescolare al suo cibo, e una crema antiangiogenetica da applicare sulla superficie del tumore. E in poche settimane di trattamento, siamo riusciti a rallentare la crescita di quel cancro a tal punto da allungare la vita di Milo fino a sei volte rispetto alle previsioni iniziali del veterinario, il tutto con un'ottima qualità di vita.
E in seguito abbiamo curato più di 600 cani. Abbiamo avuto un tasso di risposta del 60% e abbiamo allungato la vita di questi animali, che stavano per essere abbattuti. Permettete che vi mostri un paio di esempi ancora più interessanti. Questo è un delfino di 20 anni, che vive in Florida, e aveva nella bocca queste lesioni che, nell'arco di tre anni, erano degenerate in tumori squamocellulari invasivi. Formulammo così una pomata antiangiogenetica. La applicammo sulla superficie del tumore tre volte alla settimana. E nei sette mesi di cura i tumori sparirono completamente, e le biopsie tornarono normali.
Ecco un cancro che cresceva sul labbro di Guiness, un cavallo quarter horse. È un tipo di cancro molto aggressivo, chiamato angiosarcoma. Si era già diffuso ai linfonodi, così adottammo sia una pomata antiangiogenetica per il labbro che un cocktail orale, per agire sia dall'interno che dall'esterno. E in capo a sei mesi, Guinness ebbe una remissione completa. Eccolo sei anni dopo, col suo raggiante padrone.
Ovviamente, la terapia antiangiogenetica potrebbe essere impiegata in un'ampia varietà di tumori. Per la verità, i primi trattamenti sperimentali sull'uomo, così come sui cani, stanno già diventando disponibili. Ci sono 12 farmaci differenti per 11 tipi diversi di cancro, ma la vera domanda è: Quanto si dimostrano efficaci, nella pratica? Ecco i dati sulla sopravvivenza di pazienti malati di otto tipi diversi di cancro. Gli istogrammi rappresentano la sopravvivenza media nel periodo in cui solo la chemioterapia, la chirurgia o la radioterapia erano disponibili. Ma a partire dal 2004, quando le terapie antiangiogenetiche cominciarono ad essere disponibili, si può osservare un incremento del 70-100% nella sopravvivenza dei pazienti con cancro renale, mieloma multiplo, cancro del colon-retto, e tumori stromali gastrointestinali. Un miglioramento impressionante. Ma per altri tipi di tumore e cancro, i miglioramenti sono stati solo modesti.
Perciò ho iniziato a chiedermi: "Perché non siamo riusciti a fare ancora di meglio?" La risposta, a mio avviso, è ovvia; si interviene sul cancro ad uno stadio troppo avanzato, quando ha già preso piede e, spesso, si è già diffuso o ha metastatizzato. E so, come medico, che quando una malattia raggiunge uno stadio avanzato, ottenere la guarigione può essere difficile, se non impossibile. Sono perciò tornato sulla biologia dell'angiogenesi, e ho iniziato a chiedermi: "Si potrebbe rispondere al cancro impedendo l'angiogenesi, battendo il cancro al suo stesso gioco così che i cancri non possano mai diventare pericolosi? Questo potrebbe aiutare sia le persone sane sia coloro che hanno già sconfitto il cancro una o due volte e cercano il modo di impedire che torni. E quindi, siccome cercavo come impedire l'angiogenesi nel cancro, tornai ad analizzare le cause del cancro. E quel che davvero mi diede da pensare fu notare che l'alimentazione spiega dal 30 al 35% dei cancri dovuti a cause ambientali.
Con questi numeri, sarebbe ovvio pensare a ciò che potremmo eliminare, rimuovere dalla nostra dieta. In realtà io adottai un approccio diametralmente opposto e iniziai a chiedermi:"Cosa potremmo aggiungere alla nostra dieta di naturalmente antiangiogenetico, che possa potenziare il sistema di difesa del corpo e respingere questi vasi sanguigni che stanno nutrendo il cancro?" In altre parole, possiamo "affamare" il cancro mangiando? La risposta è sì, e adesso vi mostrerò come. La nostra ricerca ci ha portato al mercato, nelle fattorie e nell'armadietto delle spezie, poiché abbiamo scoperto che Madre Natura ci ha donato un gran numero di cibi, bevande, erbe, ricchi di inibitori naturali dell'angiogenesi.
Ecco un sistema sperimentale che abbiamo elaborato. Al centro c'è un anello dal quale centinaia di vasi sanguigni si dipanano come una stella esplosa. Possiamo usare questo sistema per valutare l'effetto di fattori alimentari alle concentrazioni ottenibili mangiando. Vi mostro cosa succede quando testiamo un estratto di uva nera. Il principio attivo è il resveratrolo. Si trova anche nel vino rosso. Il resveratrolo inibisce l'angiogenesi anomala del 60%. Ecco cosa succede quando aggiungiamo un estratto di fragole, un altro potente inibitore dell'angiogenesi. E un estratto di fagioli di soia. Ed ecco una lista, in continuo aumento, dei nostri cibi e bevande antiangiogenetici che siamo interessati a studiare. Di ciascun tipo di cibo esistono varietà differenti che crediamo abbiano una diversa efficacia. E vogliamo misurarle tutte perché... beh, quando volete mangiare una fragola, o bere il thé, perché non scegliere quelli più efficaci per prevenire il cancro?
Ecco quindi quattro tipi diversi di thè che abbiamo testato. Sono tutti ben conosciuti, il thè cinese al gelsomino, il thè giapponese sencha, l'earl grey e una miscela speciale messa a punto da noi. Potete vedere chiaramente come i thè varino per efficacia, da quello meno a quello più potente. Ma la cosa sorprendente è che quando testammo insieme i due thè meno potenti, la miscela risultante si dimostrò più efficace di ciascuna altra varietà presa singolarmente. Questo significa che c'è sinergia tra questi alimenti.
Ecco qualche altro dato sperimentale. Oggi è possibile, in laboratorio, simulare l'angiogenesi tumorale, rappresentata qui dall'istogramma nero. Possiamo così misurare l'efficacia dei farmaci anticancro. Più corta è la barra, minore l'angiogenesi, il che è un bene. Ed ecco alcuni farmaci comuni associati ad una riduzione del rischio di cancro nella popolazione. Anche le statine, i F.A.N.S. ed alcuni altri inibiscono l'angiogenesi. E questi sono gli alimenti paragonabili per efficacia a questi farmaci. Come potete vedere, non solo non sfigurano, ma in qualche caso sono più efficaci dei farmaci veri e propri. Soia, prezzemolo, aglio, uva, frutti di bosco. Potrei andare a casa e cucinare un pasto gustoso, con questi ingredienti. Immaginate, quindi, di poter creare il primo sistema di valutazione al mondo che classifica i diversi alimenti sulla base delle loro proprietà antiangiogenetiche preventive. È quello che stiamo facendo ora.
Poiché vi ho mostrato molti dati di laboratorio, la vera domanda adesso è: Quali dati sui pazienti confermano che il consumo di certi alimenti può ridurre l'angiogenesi nel cancro? Il miglior esempio che conosco è uno studio su 79000 uomini, seguiti per 20 anni, dal quale è emerso che gli uomini che consumavano pomodori cotti 2-3 volte alla settimana presentavano una riduzione fino al 50% del rischio di sviluppare un cancro alla prostata. Sappiamo che i pomodori sono una buona fonte di licopene, e il licopene è antiangiogenetico. Ma la cosa ancora più interessante di questo studio è che, tra chi comunque sviluppò il cancro alla prostata, i maggiori consumatori di salsa di pomodoro presentavano un cancro alimentato da meno vasi sanguigni. Questo studio sull'uomo, dunque, è un esempio eccellente di come le sostanze antiangiogenetiche presenti nel cibo e consumate coi pasti possano influire sul cancro. E ora stiamo studiando il ruolo di una dieta sana (con Dean Ornish, la UCSF e la Tufts University) sui marker dell'angiogenesi che possiamo trovare nel sangue.
Com'è ovvio, ciò che vi ho mostrato ha delle conseguenze di lunga portata, che vanno anche oltre la ricerca oncologica. Se abbiamo ragione, potrebbe condizionare l'educazione dei consumatori, i servizi alimentari, la sanità pubblica, e persino il settore assicurativo. In effetti, alcune compagnie assicurative stanno già iniziando ad adottare questo abito mentale. Guardate questa pubblicità della Blue Cross Blue Shield del Minnesota. E per molte persone nel mondo, la prevenzione alimentare del cancro potrebbe essere la sola strada percorribile: non tutti possono permettersi farmaci costosi in fase terminale, ma tutti possono beneficiare di una dieta sana basata su alimenti locali, sostenibili, antiangiogenetici.
Per concludere: vi ho parlato del cibo, e vi ho parlato del cancro. Resta solo un'altra malattia di cui parlarvi, l'obesità. Il motivo è che il tessuto adiposo, il grasso, è molto angiogenesi-dipendente. E proprio come un tumore, il grasso aumenta quando i vasi sanguigni aumentano. La domanda dunque è: possiamo ridurre il grasso negandogli l'apporto di sangue? La curva superiore mostra il peso corporeo di un topo geneticamente obeso, che mangia senza sosta fino a diventare grasso come una palla da tennis. La curva inferiore indica invece il peso di un topo normale.
Somministrando al topo obeso un inibitore dell'angiogenesi, perde peso. Quando interrompe il trattamento, riacquista peso. Quando lo ricomincia, riperde peso. Quando lo interrompe, riacquista peso. Si può fargli oscillare il peso semplicemente modulando l'angiogenesi. Quindi l'approccio che stiamo adottando per prevenire il cancro potrebbe anche trovare applicazione nel trattamento dell'obesità. La cosa veramente degna di nota è che non possiamo curare questi topi obesi e far perdere loro più peso di quello che si suppone sia il loro peso normale. Non possiamo, in altre parole, creare "supermodelle murine". (Risate) E questo ci parla del ruolo dell'angiogenesi nel mantenere livelli "sani".
Una volta Albert Szent-Gyorgi disse: "La scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno già visto, e pensare quello che nessuno ha pensato." Spero di avervi convinto che, per malattie come il cancro, l'obesità e altre, attaccare il loro comune denominatore, l'angiogenesi, potrebbe rivelarsi molto efficace. E penso sia questo "ciò che al mondo serve ora". Grazie.
June Cohen: Quindi questi farmaci non sono esattamente... adesso non sono proprio la prassi, nel trattamento del cancro. A chi soffre di cancro, là fuori, cosa consiglierebbe? Consiglierebbe alla maggior parte di loro di seguire questi trattamenti?
William Li: Esistono cure antiangiogenetiche approvate dalla FDA. E se siete malati di cancro, o lavorate per un malato, o lo rappresentate, dovreste farne richiesta. Esistono molti trial clinici. La Angiogenesis Foundation sta seguendo quasi 300 aziende, e ci sono circa 100 altri farmaci in sperimentazione. Prendete in considerazione quelli approvati, e tenete d'occhio i trial clinici. Poi, oltre a quello che il medico può fare per noi, dobbiamo iniziare a chiederci cosa possiamo fare per noi stessi. E questo è uno dei temi di cui sto parlando: possiamo dare a noi stessi il potere di fare quello che il medico non può fare per noi, ossia usare la conoscenza e agire. Se Madre Natura ci ha dato qualche suggerimento, pensiamo che possa nascere un nuovo modo di valutare ciò che mangiamo. I pasti sono i nostri tre cicli quotidiani di chemioterapia.
JC: Certo. E secondo queste linee-guida, per i pazienti che potrebbero presentare fattori di rischio per il cancro, consiglierebbe di attenersi ai trattamenti quasi a scopo profilattico, o semplicemente di seguire una dieta corretta con molta salsa di pomodoro?
WL: Beh, c'è un'evidenza epidemiologica abbondante. E penso che, nell'era dell'informazione, sia possibile accedere all'istante a una fonte credibile come Pubmed, la National Library of Medicine, alla ricerca degli studi epidemiologici sulla riduzione del rischio di cancro basata sulla dieta e quella basata sui rimedi comuni. Chiunque può consultarli.
JC: Ok. Bene, la ringrazio molto.