Questo è l’editoriale del NewScientist del 15/8/2020.
Dobbiamo pensare globalmente non in termini di singola nazione per battere il coronavirus
Alan Rubio
La pandemia covid-19 ha messo in luce alcune delle principali falle nella fiducia pubblica verso la scienza e la medicina. Dalle teorie del complotto sulle antenne dei telefoni 5G, sulle armi biologiche cinesi, sul ruolo di Bill Gates, al rifiuto di alcune persone di indossare maschere anche quando richiesto, è chiaro che una minoranza significativa di persone è in modo preoccupante resistente ai fatti della realtà’.
Queste teorie del complotto e le loro conseguenze sembreranno schermaglie molto minori se e quando sarà disponibile un vaccino covid-19. Già ci sono segnali preoccupanti che molte persone si rifiuteranno di farsi vaccinare. Un sondaggio pubblicato la scorsa settimana ha rilevato che circa la metà del Regno Unito potrebbe decidere di rifiutare di sottoporsi al vaccino I sondaggi internazionali hanno rilevato livelli simili di sentimento anti-vaccino.
Si potrebbe essere tentati di condannare tutti costoro al loro destino. Ma ovviamente le loro azioni avranno conseguenze anche per gli altri. I vaccini mirano principalmente a proteggere gli individui, ma possono anche creare un bene sociale attraverso l'immunità di gregge. Questo è un vero toccasana per le persone che, per vari motivi, non possono essere vaccinate.
Questo è solo uno dei motivi per cui gli studi clinici non devono essere affrettati. Un vaccino pericoloso o mediocre potrebbe essere peggio di niente, perché potrebbe aumentare la sfiducia verso la scienza.
Gli scienziati hanno anche il dovere di creare fiducia nella vaccinazione, e per fortuna lo stanno già facendo. Un progetto chiamato “CONVINCE” ha avviato il difficile e ingrato compito di convincere coloro che si preoccupano dei vaccini a cambiare idea.
Un vaccino aumenterà anche un'altra linea di frattura che sta già attraversando il mondo politico: nazionalismo contro globalismo. La scorsa settimana, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in guardia sui pericoli che i paesi ricchi si possano appropriare delle scarse forniture. Questo "nazionalismo vaccinale" ha compromesso la risposta globale alla pandemia influenzale del 2009 e sembra che stia di nuovo rialzando la sua testa.
Ancora una volta, la risposta si deve basare sull’uso dei fatti per cambiare le opinioni sbagliate. Dobbiamo convincere i governi che le risposte nazionaliste sono destinate a fallire quando si tratta di questo nuovo coronavirus.
La pandemia è, per definizione, un problema globale e necessita di una soluzione globale.