Ancora domande sulla mammografia
Editoriale del New York Times
Pubblicato il 26 ottobre 2011
Due anni fa un gruppo di esperti consulenti del Governo Federale USA hanno scatenato le proteste di tutti quando hanno suggerito che era da ridurre lo screening fatto con la mammografia per potere avere una diagnosi precoce di tumore al seno in modo da individuarlo finché è ancora trattabile.
Adesso un nuovo studio, pubblicato in Archives of Internal Medicine, una rivista della American Medical Association, ha verificato che, sebbene alcune donne hanno avuto salva la vita per merito delle mammografie, la larga maggioranza delle donne risultate positive alla mammografia non hanno avuto alcun vantaggio o perché il tumore era talmente lento che non avrebbe mai portato a danni per la salute, oppure avrebbe potuto essere trattato anche in un secondo tempo, ovvero al contrario perché il tumore era talmente aggressivo da essere mortale anche se diagnosticato precocemente.
Lo studio ha utilizzato fonti di dati diverse per stimare la probabilità che una donna con tumore al seno abbia una prognosi favorevole per la diagnosi precoce dovuta allo screening effettuato per mezzo della mammografia. Nel caso di pazienti di 50 anni solo dal 3 al 13% hanno avuto prognosi favorevole per merito della diagnosi precoce con mammografia. Il che equivale, come esposto in un altro studio, a circa 4.000 – 18.000 donne che hanno tratto giovamento dal test che è una percentuale molto bassa se riferita alle 230.000 donne alle quali ogni hanno negli USA viene diagnosticato un tumore al seno invasivo; ed è una percentuale minima se riferita ai 39 milioni di donne che ogni anno effettuano una mammografia negli USA.
Alcune migliaia di vite salvate non è cosa da poco, ma resta il dubbio se i 5 miliardi di dollari spesi annualmente in mammografie, oltre agli altri milioni di dollari spesi per convincere le donne a fare la mammografia, non potrebbero essere spesi meglio. Le donne dovranno fare una difficile scelta. Meno di una donna in buona salute sottoposta a screening con mammografia su mille in dieci anni avrà una diagnosi al momento giusto per un trattamento con esito positivo. Le altre 999 si sottoporranno a un anno di radiazioni senza nessun beneficio medico o, peggio, si sottoporranno a trattamenti non necessari che possono avere effetti collaterali negativi per eliminare tumori che non avrebbero mai avuto un esito infausto.
Di diverso parere è Veronesi che in una intervista sull’Espresso del 1.11.2011 afferma: “L'utilità e l'insostituibilità della diagnosi precoce vanno capite e difese. La diagnosi precoce, infatti, rimane lo strumento più potente e più efficace a oggi disponibile per ridurre la mortalità e il peso fisico e psicologico della malattia."