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Attenzione all’effetto “Nocebo”

Paul Enck (Professore di Psicologia all’Università di Tübingen) e Winfred Häuser (ProfessoreAssociato di Medicina Psicosomatica all’Università di Monaco) New York Times – 12 Agosto 2012 Tutti sanno che un placebo – una finta medicina o una procedura simulata, tipicamente usate come controllo in un trial medico – può comunque avere un effetto positivo, allievando sintomi […]

Paul Enck (Professore di Psicologia all’Università di Tübingen) e Winfred Häuser (ProfessoreAssociato di Medicina Psicosomatica all’Università di Monaco)

New York Times – 12 Agosto 2012

Tutti sanno che un placebo – una finta medicina o una procedura simulata, tipicamente usate come controllo in un trial medico – può comunque avere un effetto positivo, allievando sintomi reali come dolore, gonfiore o uno stato d’animo depresso. L’effetto placebo è un risultato delle aspettative del paziente sugli effetti positivi della terapia.

Ma le aspettative possono anche fare del male. Se un paziente prevede gli effetti collaterali di una pillola, può soffrirne anche se la pillola è finta. Questo effetto “nocebo” è stato ampiamente trascurato da ricercatori, medici e pazienti. In un articolo recentemente pubblicato dalla rivista “Deutsche Ärzteblatt International” noi con il nostro collega Ernil Hansen abbiamo rivisto 31 studi, condotti da noi stessi e da altri ricercatori, che dimostravano l’effetto nocebo. Sollecitiamo perciò medici e infermiere a essere più attenti ai rischi dell’effetto nocebo, in particolare quando informano i pazienti sulle possibili complicazioni di una terapia.

Prendiamo in considerazione il numero di persone coinvolte nei trial medici, che, sebbene ricevessero solo placebo, hanno interrotto il trial a causa degli effetti collaterali. Noi abbiamo verificato che l’11 per cento delle persone trattate con medicine finte nei trial per le cure per la fibromialgia hanno abbandonato il trial per effetti collaterali come vertigini o nausea. Altri ricercatori riferiscono che il tasso di abbandono per effetti collaterali nei gruppi trattati con placebo nei trial di medicine contro l’emicrania o lo stress raggiunge il 5 per cento. Il tasso di abbandono nei trial per le statine può variare dal 4 al 26 per cento.

In un curioso studio, un gruppo di gastroenterologi italiani ha chiesto a persone con e senza intolleranza al lattosio diagnosticata di prendere il lattosio per un esperimento sui suoi effetti sui sintomi intestinali. Ma in realtà tutti i partecipanti al trial hanno ricevuto glucosio, che non provoca fastidi all’intestino. Ciò nonostante, il 44 percento delle persone con intolleranza al lattosio e il 26 per cento di quelli senza intolleranza si sono lamentati di sintomi gastrointestinali.

In un caso notevole, un partecipante a un trial per cure antidepressive a cui erano state date pillole placebo, ne ha ingoiate 26 in un tentativo di suicidio. Anche se le pillole erano innocue, la pressione sanguigna del partecipante è crollata a valori pericolosamente bassi.

L’effetto nocebo può essere osservato anche quando la gente prende medicine vere e non placebo. Quando i medici informano i pazienti di possibili effetti collaterali, il rischio di soffrire di questi effetti collaterali può aumentare. In un trial è stata somministrata ad alcuni uomini la finasteride per allievare i sintomi dell’ingrossamento della prostata. A metà dei pazienti è stato detto che la medicina poteva causare disfunzioni erettili, mentre l’altra metà non è stata informata di questo possibile effetto collaterale. Nel gruppo dei pazienti informati il 44 per cento ha detto di avere avuto disfunzioni erettili, mentre nel gruppo non informato il valore è stato solo del 15 per cento.

In un analogo esperimento, un gruppo di psicologi tedeschi ha preso un campione di pazienti con mal di schiena e li ha divisi in due gruppi per un test di esercizi di flessioni delle gambe. A un gruppo è stato detto che il test poteva provocare un leggero aumento del dolore, mentre all’altro gruppo è stato detto che il test non aveva alcun effetto sul livello del dolore. Il primo gruppo ha riferito di un maggiore aumento del dolore e ha fatto meno flessioni del secondo gruppo.

La scelta delle parole da parte del medico è molto importante. Un team di anestesisti americani ha studiato le partorienti alle quali veniva fatta una iniezione di anestetico locale prima dell’epidurale. Per alcune donne l’iniezione era preceduta dalla frase “Adesso ti somministriamo un anestetico locale che rende l’area meno sensibile in modo da non sentire dolore poi”. Per le altre la frase era “ Adesso sentirai una forte puntura di vespa, ma è la parte peggiore di tutta la procedura”. Il dolore percepito era significativamente maggiore dopo la seconda frase che enfatizzava l’aspetto negativo della iniezione.

L’effetto nocebo comporta un problema etico per medici e infermieri: da un lato si richiede loro di avvisare il paziente delle potenziali complicazioni della cura; dall’altro medici e infermierivorrebbero minimizzare la probabilità di effetti collaterali. Ma se solo dire ai pazienti di possibili effetti collaterali ne aumenta la probabilità di verificarsi, cosa si deve fare?

La risposta è che è necessaria una migliore comunicazione tra medico e paziente. Quando parlano con i pazienti, medici e infermiere spesso dicono cose che, non volendo, suggeriscono aspetti negativi come “sanguinerà un poco” oppure “devi evitare di sollevare oggetti pesanti – non vuoi certo finire paralizzato?” Noi raccomandiamo maggiore formazione per la comunicazione per medici e infermieri per aiutarli a usare appropriatamente il potere delle loro parole. Come disse una volta il celebre cardiologo Bernard Lown “Le parole sono lo strumento più potente che un medico possiede, ma le parole, come una spada a doppio taglio, possono ferire così come guarire”.

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