Un po’ di storia
Solitamente associamo la cremazione del corpo umano a situazioni di particolare calamità (le grandi epidemie del passato) o ai riti orientali (le pire sulle rive del Gange). In realtà anche nell’occidente e nella stessa Italia essa ha una lunga e travagliata storia. Senza risalire troppo all’indietro, basti pensare che fu la cremazione del poeta inglese Scheiley (morto nel mare toscano nel 1822) avvenuta sulle spiagge di Viareggio per volontà del suo amico Byron, a farla considerare da allora, soprattutto sotto il profilo simbolico, un rito laico. Del resto allora la legge napoleonica del 1804, da noi estesa nel 1806, imponeva la costruzione dei cimiteri fuori città. Da allora la storia della cremazione s'intrecciò con la fede e con l'igiene pubblica.
Si sviluppò in quel contesto la battaglia cremazionista, che nacque come rivolta contro lo stato delle sepolture urbane indiscriminate e come soluzione all’emergenza igienica causata dallo scarso o inesistente controllo sulle pratiche di inumazione. Coloro che si battevano per ridurre i cadaveri in cenere, sostenevano che i cimiteri fossero gravi focolai d’infezione e si proponevano, grazie ai progressi della batteriologia e della microbiologia, di dimostrare le pericolose conseguenze della decomposizione dei corpi sulle aree circostanti a quelle di sepoltura. La loro battaglia aveva assunto così le caratteristiche di una lotta in favore del progresso e della modernità. Dopo l’Unità d’Italia nel 1865, si giunse a una disposizione definitiva che specificava come i Comuni dovessero farsi carico della costruzione e della gestione di appropriati cimiteri pubblici, con un minimo di garanzie igieniche. Questa disposizione stemperò la teoria cremazionista. Tuttavia, mentre la prima cremazione moderna in Italia avvenne a Milano nel 1876 sulla salma dell'industriale Alberto Keller, nel 1877 fu approvato per legge un articolo sulla cremazione, che ne prevedeva l’autorizzazione da parte del Prefetto e del Consiglio sanitario provinciale. I Comuni cominciarono ad essere obbligati a cedere gratuitamente l’area necessaria alla costruzione dei crematori che vennero realizzati a Milano (1876), Lodi (1877), Cremona, Roma, Varese e Brescia (1883) Udine e Padova (1884), Torino (1888). Milano fu la città pioniera della cremazione, Lodi ne fu il più importante laboratorio. Roma fu la città che fece più resistenza; il «tempio» progettato dall’ingegnere Salvatore Rosa, inaugurato nel 1883, (tuttora operante per i funerali laici presso il Verano) fu caratterizzato da una forte suggestione neoegizia nelle forme e nei simboli scolpiti, che richiamano la tradizione iconografica della massoneria. Ma perché l’incinerazione fosse definitivamente approvata dal Parlamento si dovette attendere l’iniziativa di Francesco Crispi del 22/12/1888, quando questa pratica fu inquadrata nella legge sulla tutela dell’igiene e della sanità pubblica. I giornali cattolici si scagliarono tuttavia contro l’incinerazione dei defunti, cercando di descriverla nel modo più ripugnante. La Chiesa era conscia che la cremazione avrebbe condotto a una laicizzazione della cerimonia funebre e che proprio per questo essa era divenuta una delle bandiere ideologiche della massoneria. Ma nei testi sacri non ve ne era un’esplicita condanna, per cui i cattolici cercarono di deviare la discussione sostenendo che i cremazionisti erano spinti da un acceso anticlericalismo. Si giunse così a un divieto canonico della cremazione delle salme, posto dal decreto della Congregazione del Santo Uffizio il 12 maggio 1886 e confermato successivamente da papa Leone XIII. Nel Novecento la pratica dell’incinerazione si diffuse in tutta Europa, mentre in Italia si registrava l’ostilità del fascismo nei confronti della cremazione in quanto considerata ancora una volta «cavallo di battaglia della massoneria» alla quale il regime era fortemente ostile. Si ricorda infine che dopo quasi un secolo da quella battaglia la Chiesa di Pio VI, con il decreto del Santo Uffizio dell’8 maggio 1963 - decreto contenente l’Istruzione della Suprema Sacra Congregazione De Cadaverum Crematione - modificò la sua posizione, concedendo, con l’articolo 61, che se la cremazione non veniva scelta in aperta offesa al mondo cattolico e in chiara negazione dei dogmi cristiani, non era «cosa intrinsecamente cattiva o di per sé contraria alla religione cristiana... perché non tocca l’anima e non impedisce all’Onnipotenza divina di ricostituire qualsiasi corpo». Infine un cenno alla più recente Legge sulla cremazione, n. 130 del 30 Marzo 2001,"Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 91 del 19 aprile 2001, che l’ha resa un servizio pubblico a richiesta individuale e a carattere oneroso, al pari del seppellimento in “campo comune”ed ha consentito, oltre alla conservazione delle ceneri in appositi cellari nei Cimiteri, anche la possibilità di disperdere le ceneri in natura o conservarle a domicilio dei congiunti.
Come fare
Qualunque cittadino può richiederla, anche in virtù del fatto che alcune religioni diverse dalla cattolica, la prevedono espressamente.
Chi volesse scegliere tale forma di esequie, oggi può optare per una delle tre seguenti soluzioni:
1 - Iscrizione ad un’Associazione di cremazione legalmente riconosciuta, che curerà l'esecuzione delle volontà dell'iscritto e la farà valere anche in caso di familiari dissenzienti e di morte all’estero.
2 - Volontà espressa per scritto o tramite disposizione testamentaria.
3 - Unanime dichiarazione degli eredi circa la volontà del defunto, espressa all’ufficiale civile del Comune di decesso o di residenza (In assenza di disposizioni in vita da parte dell’interessato).
A Roma
L’ ASSOCIAZIONE DI CREMAZIONE PRESENTE NELLA REGIONE LAZIO è:
1 - A.R.C. - ASSOCIAZIONE ROMANA di CREMAZIONE – ( SO.CREM): è l'associazione diffusa in tutta Italia, il cui ufficio competente per Roma è in via dei Lincei 55 (all’ex Fiera di Roma) tel 06 6792769. Tessera di iscrizione € 14 (una tantum); annua € 9. L’Associazione svolge tutte le pratiche necessarie a realizzare la volontà dei soci, che depositano presso la stessa le loro volontà in merito.
La cremazione è un servizio gestito a Roma direttamente dal Comune, al costo di circa € 600 (esclusi costi di funerale), con tariffe fissate dal Ministero dell’Interno e dai Comuni di competenza.
In base alla normativa vigente per il territorio di Roma e della Regione Lazio, le ceneri possono essere (a scelta):
1 - disperse in cimitero in apposita area dedicata. È il Giardino dei ricordi, inaugurato nel Cimitero di Prima Porta nel 2005, composto dai 200 cipressi del “Viale dei Ricordi”, dalla “Conca cineraria” (nella quale vengono materialmente disperse le ceneri, poi raccolte da un corso d'acqua che le restituisce alla natura), dalla “Sala del Commiato” (dove i parenti e gli amici si congedano dai propri cari) e da un muro di travertino bianco, dove possono essere incisi i nomi dei defunti.
2 - disperse all’aperto in luogo scelto dall’interessato a condizione che la dispersione sia gratuita e che avvenga oltre i 200 metri in linea d’aria da qualsiasi manufatto. La legge della Regione Lazio del 2006, recepita dal Comune di Roma, stabilisce comunque che le ceneri possono essere sparse in natura, purché non vicino a centri abitati e non su proprietà privata altrui senza il consenso del proprietario.
3 - affidate ai familiari o ai parenti più stretti, per essere conservate al domicilio.
La richiesta (se gestita in proprio) va indirizzata agli uffici dell' AMA, sezioni cimiteri capitolini, siti in via del Verano 74. I moduli necessari possono essere scaricati dal sito www.amaroma.it, per ulteriori informazioni è possibile contattare il call center al numero 06/49236330
L’evoluzione della cremazione in Italia
In Italia la cremazione, nel corso del 2007, si è avvicinata alle 60.000 unità, su un numero di decessi di quasi 570.601. Incide, pertanto nel 10,3 % del totale delle sepolture. La cremazione è passata da circa 3.600 unità nel 1987, anno in cui venne introdotta la gratuità della cremazione, alle circa 30.000 del 2000. Successivamente, all’inizio del 2001, la cremazione divenne ordinariamente a pagamento, come anche la inumazione in campo comune. La onerosità non incise più di tanto nel trend di crescita, tanto che nel giro di cinque anni la cremazione ha raggiunto e superato le 48.000 unità annue. È probabile che la cremazione passi dal 10,3% attuale al 30% nel 2050 (valori medi italiani, ma profondamente diversi tra Nord, Centro e Sud). L’ Ama stima in circa 6mila le cremazioni di persone residenti a Roma nell'anno 2009. Sul totale delle cremazioni, per il 20% dei defunti è stata richiesta la dispersione delle ceneri, che nel 30 % circa dei casi è avvenuta nel Giardino dei ricordi.
Informazioni utili
Richiesta di celebranti per cerimonie laiche
La pratica delle celebrazioni laiche (non religiose) di eventi come funerali, è discretamente presente in Italia. Non si tratta di vere e proprie cerimonie civili, ma cerimonie laiche il cui svolgimento è a libera scelta degli interessati. Questo tipo di pratiche non è condiviso da tutti i non credenti, ma esistendo la libertà di scelta, c’è la possibilità di accedere a tali servizi per tutti i cittadini che la richiedono e fornire anche i celebranti o gli officianti (se richiesti).
Bibliografia di riferimento:
La morte laica. Storia della cremazione in Italia (1880-1920) - edito da Paravia e curato da Fulvio Conti, Anna Maria Isastia, Fiorenza Tarozzi
La morte laica. Storia della cremazione a Torino (1880-1920), edito da Paravia e curato da Augusto Comba, Serenella Nonnis Vigilante, Emma Mana;
La morte e l’immortale. La morte laica da Garibaldi a Costa (Lacaita) di Dino Mengozzi,
Una battaglia laica. Un secolo di storia della Federazione italiana per la cremazione di Marco Novarino e Luca Prestia (con una prefazione di Franco Della Peruta), edito dalla Fondazione Fabretti.
Paesaggi della morte. Riti, sepolture e luoghi funerari tra Settecento e Novecento, di Maria Canella Paesaggi pubblicato da Carocci.
La morte e l’Occidente di Michel Vovelle – ed. Laterza).